Si è conclusa da poco la prima Festa del Raccolto e sentiamo che dobbiamo dire dei grazie a tutte quelle realtà che hanno dato una mano per l’ottima riuscita della mattinata. La Pro Loco, che ha fornito gli spazi per lo svolgimento della festa e un bel gruppetto di persone che hanno gestito le cucine ed il servizio; il Gruppo Giovani Il Lupolo con il Gruppo volontari Casa di Riposo, che con il loro servizio hanno accompagnato degli ospiti a vedere il “cavapatate” in azione; gli amici Gino Sartori e Carla Spagnolo che con il loro entusiasmo e i loro blog hanno aderito alla nostra proposta; Gianni Spagnolo che con competenza e semplicità ci ha fatto da guida lungo la passeggiata. Ma soprattutto il Gruppo Le Masiere, che ha contribuito in maniera importante alla realizzazione della festa, sia esponendo i prodotti di alcune aziende agricole, sia aiutando nello svolgimento della giornata. Un grazie va anche all’Agriturismo al Cucco e l’Azienda Agricola Toldo Fratelli per i formaggi.
Come Cooperativa, il senso di questa giornata per noi nasce tempo fa, quando insieme all’assemblea dei soci abbiamo condiviso la nostra idea di futuro, l’abbiamo chiamata “piano di miglioramento” e dentro questo piano c’è scritto che vogliamo essere promotori di una cultura dell’integrazione, fra servizi socio sanitari, attività produttive, salvaguardia del territorio e cura ambientale. Ciò significa che non possiamo più parlare di benessere se non lo colleghiamo con la qualità dell’aria che respiriamo, il lavoro che svolgiamo, il cibo che mangiamo, le relazioni e i campi che coltiviamo. Tutto questo per noi ha a che fare con la mission di una cooperativa sociale, quindi non potevamo non metterci in gioco. È una finalità alta, ma crediamo che sia il meglio che possiamo pensare per questo territorio, spesso considerato di confine o di passaggio, spesso sottovalutato, spesso sconosciuto dalle persone che abitano in Pedemontana. Vogliamo proporvi di ribaltare il punto di vista di chi guarda, forse per facilità, solo ai problemi: proviamo a immaginare, ad esempio, che tutto questo verde sia segno non di abbandono, ma di terre scarsamente inquinate, poco sfruttate, potenzialmente fertili. Proviamo a immaginare che sia l’agricoltura, unita a forme nuove di turismo, e di lavoro sociale, la strada per riqualificare queste terre. Senza fughe nostalgiche nel passato, senza le idee di sviluppo che vengono tradotte solo con nuovo cemento o progetti faraonici. Un’agricoltura però fatta in una certa maniera, con pochi trattamenti, che tende a quella biologica, rispettosa della terra e delle persone, che svolge anche un importante lavoro di prevenzione ai rischi idrogeologici e di salvaguardia ambientale. Ma questo ribaltamento del punto di vista non lo possiamo fare solo noi. Lavorando nel sociale a fianco di bambini, adulti e anziani con difficoltà ci siamo resi conto che solo la comunità locale, insieme, può farcela. Quindi la giornata di sabato rappresenta per noi un primo tentativo di mettere insieme tutto questo. Ora l’auspicio è che i tanti “grazie” ricevuti sabato siano da incoraggiamento per continuare sulla strada iniziata insieme. Con fatica, ma ci proviamo.