Il Veneto negli ultimi trenta anni ha saputo costruire una rete di servizi socio-assistenziali-sanitari che rappresenta un patrimonio inestimabile a disposizione dei cittadini di questo territorio, frutto del lavoro congiunto di Regione, Aziende Ulss, Amministrazioni Locali, Privato Sociale.
La Regione Veneto si caratterizza per la cultura della sussidiarietà, per l’integrazione dei servizi sociali e sanitari e per l’ottimizzazione economico-gestionale degli stessi.
In quest’ultimo periodo assistiamo invece al graduale ridimensionamento dei trasferimenti e delle risorse, con il rischio di vedere distrutto il capitale sociale fin qui costruito.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a continui tagli del Fondo Nazionale dedicato al sociale: da alcuni miliardi dedicati del 2008 a poche centinaia di milioni nel 2013!
I ridotti trasferimenti delle risorse nazionali ed, a cascata di ciò che perviene nei singoli territori, vanno ad incidere pesantemente nelle nostre comunità con l’emergere di politiche disattente nei confronti di bambini e ragazzi, giovani, anziani, non autosufficienti, disabili, persone con problemi di salute mentale o di dipendenze o in situazione di detenzione e marginalità.
Rispetto a questa prospettiva crediamo che una scelta di rilancio ed investimento sul sociale da parte della Regione Veneto possa risultare strategica non solo per il benessere delle persone deboli coinvolte, ma per il bene comune di tutti i cittadini.
Confcooperative Federsolidarietà Veneto e assieme tutto il sociale del Veneto e le forze del Terzo Settore, chiedono alla Regione Veneto di difendere e rilanciare in nostro modello regionale: che ha saputo finora coniugare il sociale con il sanitario, con risultati che ci hanno visto emergere come esempio da proporre in vari contesti dell’Unione Europea.
I tagli lineari non sono l’unico modo e sicuramente non sono la strada migliore per riuscire ad ottimizzare i costi. Le risorse necessarie possono essere individuate a partire da una rinnovata visione e rafforzamento dell’INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA.
Ottemperare a questa visione implica il lavorare congiuntamente con tutti i soggetti del territorio. Condividere la funzione pubblica, come sancito dalla Regione Veneto con la LR 23/2006, assume il significato di farci carico, con gli altri soggetti deputati a farlo, della necessità di riorganizzare il nostro sistema di welfare.
Consapevole delle difficoltà sempre più evidenti e pressanti dal punto di vista economico-finanziario, affermiamo il diritto/dovere a contribuire alla ricerca di soluzioni che aiutino ad improntare un sistema di welfare sostenibile concordando le priorità e le azioni da intraprendere.
La programmazione dei servizi concertata in ogni singolo territorio grazie allo strumento Piano di Zona ha consentito una definizione costante ed attenta delle risposte ai bisogni, anche in un contesto di contrazione delle risorse.
Nei territori ove si è sperimentata una concertazione autentica si è conseguito l’obiettivo di rispondere alle necessità in modo sempre più efficace ed efficiente.
Le prime e principali richieste del sociale.
Chiediamo alla nostra Regione uno sforzo straordinario per una rinnovata modalità di condivisione delle scelte strategiche e di programmazione nell’ambito socio-sanitario (ad es. su temi di attualità quali i trasferimenti extra-LEA, la compartecipazione, le risorse per la sanità e l’identificazione dei veri sprechi): per non subire le scelte ed essere utili partner delle Istituzioni nelle tappe necessarie per riorganizzare il nostro sistema di welfare.
Chiediamo alla classe dirigente Regionale e Nazionale e ai rappresentanti della Regione e degli Enti Locali di salvaguardare il sociale da politiche nazionali e comunitarie che minacciano il nostro sistema socio-sanitario (difesa del Fondo Nazionale per la non autosufficienza; futuro aumento dell’IVA nei servizi alla persona): alcune prossime scelte in tavoli nazionali e comunitari avranno bisogno di una particolare attenzione della nostra Regione a tutela di un sistema socio-sanitario che tutta Europa ci invidia.
Chiediamo coerenza nelle politiche di investimento delle risorse economiche: è necessario che la Regione scelga nella Legge Finanziaria Regionale di tutelare i capitoli relativi al sociale.
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